top of page

Eduardo Scarpetta

Storia di una doppia vita


Eduardo Scarpetta fu un attore e commediografo di grande successo e capostipite di una famiglia teatrale e artistica unica. Figlio di un impiegato statale, in conseguenza di sopraggiunte cattive condizioni economiche della famiglia, appassionato sin da piccolo al teatro popolare partenopeo a soli 15 anni entrò nella compagnia teatrale di Antonio Petito, (grande interprete di Pulcinella ) nei panni del famoso personaggio "Felice Sciosciammocca" (compagno di disavventure di "Pulcinella") debuttando al Teatro San Carlino nel 1868.


Antonio Petito, particolarmente colpito dalla sua bravura nonostante la sua giovane eta' , gli riservo' ruoli sempre piu' importanti, scrivendo commedie e parti apposta per lui. Dopo la morte di Petito, Scarpetta lasciò la compagnia, essendo in disaccordo con il nuovo capocomico. Per qualche anno si esibì al Teatro Metastasio, sul molo di Napoli, dove rappresentò sue commedie per poi tentare la strada del successo a Roma.

Dopo la breve parentesi romana, torno' a Napoli dove per ben quattro anni ebbe rappresentazioni di gran successo al Teatro San Carlino da lui rilevato e restaurato.


Il S. Carlino era situato a piazza Castello ( piazza Municipio ) nei pressi del Maschio Angioino.

Quando lo rilevo' il teatro stava per chiudere, egli lo rinnovo completamente, per riaprirlo, tutto nuovo, nel settembre dello stesso anno. Il S. Carlino, purtroppo, insieme ad alcuni edifici furono poi demoliti nel 1884 nell'ambito dei lavori di risanamento della zona per fare posto alla nuova piazza Municipio.

La sua carriera tuttavia continuo' e con opere come "il medico dei pazzi", "Na santarella", "Miseria e Nobiltà", "Lo scarfalietto", "Nu turco napulitano", "O miereco de' pazzi", ebbe un travolgente successo facendo ogni sera il pieno di spettatori e accumulando un cospicuo patrimonio. Con il travolgente successo delle sue rappresentazioni al S. Carlino, e la conseguente agiatezza raggiunta, potè farsi costruire un palazzo a Via Vittoria Colonna (oggi al civico 4) dove andò ad abitare con tutta la famiglia che continuava ad allargarsi senza soste. Si fece anche costruire una villa sulla collina del Vomero, in via Luigia Sanfelice 16, che chiamò "La Santarella" dal nome di una delle sua commedie (na santarella) di maggior successo e incidendo sulla facciata il motto "qui rido io".


Ogni anno, nella sua villa "La Santarella", organizzava una grande festa in occasione del compleanno della figlia a cui partecipavano attori, registi, giornalisti, poeti; queste feste erano diventate famose a Napoli perché si concludevano con un superbo spettacolo di fuochi artificiali che, data la posizione della villa sul bordo della collina, era visibile da tutta la città. La sua abitazione ufficiale era comunque nel palazzo di Via Colonna insieme alla moglie Rosa De Filippo.


Era questa una famiglia che possiamo definire per l'epoca "assai moderna". La coppia aveva tre figli, di cui due maschi e una femmina. L'unico figlio legittimo della coppia era Vincenzo, mentre l'altro figlio maschio di nome Domenico, sebbene riconosciuto da Scarpetta, era figlio di una relazione prematrimoniale di Rosa con il re Vittorio Emanuele II; l'unica figlia femmina ( Maria ) era invece nata da una relazione di Scarpetta con Francesca Giannetti ( maestra di musica) e poi accolta da Rosa come figlia dopo che il marito era riuscito ad adottarla prelevandola dall'istituto dell'Annunziata dove era stata abbandonata. Al figlio del re, Domenico, venne corrisposto un assegno mensile da casa Savoia ma anche il divieto di calcare le scene teatrali e di conseguenza Domenico fu l'unico figlio di Scarpetta a non fare l'attore.

Vincenzo al contrario sara' protagonista ' delle scene teatrali seguendo le orme del padre. Il suo debutto risale al 1888 quando interpreta nella commedia Miseria e nobiltà il celeberrimo ruolo di Peppeniello che Scarpetta aveva scritto appositamente per l'adorato figlio, assegnandogli la nota battuta «Vicienzo m'è pate a mmel», che

parte con cui esordiranno tutti i "piccoli" di casa Scarpetta, compresi i fratelli De Filippo.


Qui Rido io (2021 - Mario Martone)




Parallelamente a questo nucleo familiare Eduardo aveva pero un'altra famiglia che aveva creato con Luisa De Filippo, figlia di un cognato (quindi nipote acquisita) e di 25 anni piu' piccola di lui. Da questa unione nacquero tre figli: Eduardo, Titina, e Peppino De Filippo (ossia mezzo teatro napoletano) che vissero in un appartamento situato al terzo piano di un piccolo palazzo di Via Bausan poco lontano dal palazzo di via Colonna dove abitava Scarpetta.

I figli "illegittimi" erano definiti con un pizzico di malignita': i figli del bottone, poiché' la madre era la sarta della compagnia di Scarpetta , nonche' nipote di sua moglie Rosa De Filippo, la quale ben conosceva questa famiglia parallela e la tollerava.

I ragazzi erano costretti a chiamarlo zio anziche' papa', anche se la relazione tra zio e nipote era di dominio pubblico.

Scarpetta si recava quotidianamente in casa De Filippo e quando era fuori Napoli per lavoro portava al suo seguito anche la famiglia secondaria, avendo cura di alloggiarla poco lontano dalla propria dimora.

Primogenita fu la grande Titina, che debutto' in teatro a soli 7 anni nella commedia "Miseria e Nobilta" nella parte di Peppeniello. Una prestigiosa carriera la vedra' poi da allora attrice, autrice e sceneggiatore teatrale e cinematografica. Oggi la ricordiamo in interpretazioni memorabili come quella di Filumena Marturano e nel ruolo della moglie possessiva e avara in Toto', Peppino e i fuorilegge.

Eduardo, il secondogenito, fu indubbiamente il piu' famoso per la sua attivita' di commediografo, oltre che di attore e regista. Egli comincio a lavorare sin da piccolissimo con Scarpetta e la sua carriera duro' fino alla morte, avvenuta ad ottant'anni. II suo carattere duro e scontroso lo porto' ad un insanabile lite con Peppino ( avvenuta durante le prove teatrali al teatro Diana al Vomero ) con cui si riconcilio solo durante la malattia di quest'ultimo.


Ma la famiglia allargata di Eduardo Scarpetta non finisce qui.

Nello stesso anno nacque Ernesto Murolo, figlio di Vincenzo Murolo e della moglie Maria Palumbo ma, secondo voci non accertate, figlio naturale di Eduardo Scarpetta.

Voci non ufficiali dell'epoca asseriscono infatti che Ernesto ( grande poeta ) sia frutto di una delle tante avventure extraconiugali di Eduardo Scarpetta Ernesto, che nel frattempo era diventato un famoso poeta, alla morte del padre

Vincenzo Murolo fu costretto ad una causa civile nei confronti dei parenti a causa di contrasti sull'assegnazione dell'ingente eredità lasciata dal defunto. Ernesto Murolo vinse la causa e, divenuto ricchissimo, potè coltivare la sua passione per la poesia nella casa di via Cimarosa 25 al Vomero senza preoccupazioni economiche. Fu padre di Roberto Murolo, poeta e cantante. Ernesto Murolo, grande poeta, drammaturgo e giornalista dell'epoca, insieme a

Salvatore Di Giacomo e Libero Bovio è stato un artefice della cosiddetta epoca d'oro della canzone napoletana.


Scarpetta ebbe anche una relazione con Anna De Filippo, sorellastra della moglie Rosa, dalla quale nacquero Eduardo De Filippo, in arte Eduardo Passarelli, e Pasquale De Filippo. Eduardo insieme al fratello minore Pasquale , ereditera' il cognome della madre ed insieme si aggiungeranno alla fitta schiera di figli illegittimi di Scarpetta .

Dopo un' infanzia difficile trascorsa come figlio illegittimo nel lussuoso palazzo Scarpetta in via Colonna , incominciò a collaborare in teatro con i suoi fratellastri Titina , Eduardo e Peppino e infine come spalla del grande Toto', scegliendo come nome d'arte quello di "Passarelli "per differenziarsi dall'omonimo fratello che in quel tempo cominciava ad emergere nel campo teatrale.


La fortuna smise di sorridere a Eduardo Scarpetta con la fondazione del Teatro Salone Margherita (nella Galleria Umberto I) che costò molto, troppo alle sue tasche. Per rispondere all'esigenza economia, Eduardo diede avvio anche un suo Cafè-chantant, ma il colpo di grazia glielo diede un altro artista, Gabriele d'Annunzio, che lo accuso' di aver copiato la sua commedia "Il figlia di lorio". Eduardo fu querelato dallo scrittore per aver rappresentato a teatro, senza permesso, la sua opera. Scarpetta non negò le somiglianze, affermando che lo scopo del suo lavoro era quello di essere una parodia comica della tragedia. Subì una causa a questo riguardo che vinse, anche a seguito di una perizia a lui favorevole fatta, su incarico del tribunale, da Benedetto Croce. La sua carriera da commediografo si interruppe, nonostante la causa vinta.


Nel 1909 si ritirò dalle scene. Mori il 29 novembre del 1925.

Quando mori, un medico tedesco provvide per diecimila lire ad imbalsamare il corpo con un bagno in cento litri di alcool e cosi' resto esposto per 20 anni nella cappella di famiglia a Poggioreale fin quando, anneritosi completamente, i familiari decisero di toglierlo alla vista e il sipario calo' allora per sempre sul grande Scarpetta.



WhatsApp_Image_2022-07-23_at_11.54.05_2X_-_Copia_2X-removebg-preview_2X.png
bottom of page