
L'Idolo Eterno - Auguste Rodin
Quando l'arte è contemplazione e diventa il piacere della mente che cerca nella natura e che scopre lo spirito di cui la natura stessa è animata.
«Una fanciulla in ginocchio. Il suo splendido corpo ricade lievemente all’indietro. Il braccio destro è teso verso il piede, che la mano ha trovato brancolando. In queste tre linee, prive di sbocco verso il mondo esterno, è chiusa la sua vita e il suo mistero. La pietra che funge da basamento solleva la figura così inginocchiata. E d’improvviso sembra di cogliere nella posizione cui la fanciulla si abbandona, per pigrizia, fantasticheria o solitudine, un antichissimo gesto sacro in cui è assorta la dea di culti lontani e sanguinari. La testa della donna è leggermente chinata; con un’espressione d’indulgenza, superiorità e tolleranza, quasi dalle altezze di una notte silenziosa, ella abbassa lo sguardo verso l’uomo che affonda il volto nel suo seno come in un campo di fiori. Anch’egli è in ginocchio, ma immerso tutto nella pietra. Le mani giacciono dietro di lui, cose vuote e senza valore. La destra è aperta; vi si legge dentro. Da questo gruppo promana una misteriosa grandezza. Non si osa – ciò accade spesso con Rodin – tentare un’interpretazione. Ne ha mille. I pensieri gli scivolano addosso come ombre e dietro a loro il gruppo si staglia, nella sua inesplicabile chiarezza, proponendo nuovi enigmi. In quest’opera vibra un’atmosfera di purgatorio. Il cielo è vicino, ma non ancora raggiunto; l’inferno è vicino, ma non ancora dimenticato. Anche qui tutta la magnificenza emana dal contatto; dal contatto dei due corpi e dal contatto della donna con se stessa.»
R.M.Rilke, sull’opera di Rodin
Mosso dall’ammirazione nei confronti dell’opera di Michelangelo, e rifiutato precedentemente all’esposizione annuale de Le Salon di Parigi, Rodin parte alla volta dell’Italia, dove ha modo di studiare attentamente la Cappella Sistina, in particolar modo. Impressionato dalla scultura del grande maestro del rinascimento, egli cercò di fondere tale monumentale opera con un più propulsivo e vibrante realismo, conferendo ulteriore vitalità e dinamismo alla sua opera. Copiosa la sua produzione di marmi, bronzi e gessi, tra opere monumentali, busti e ritratti. Nel 1879, finalmente, con l’opera San Giovanni Battista gli viene conferita una menzione d’onore al Salon.
Con ‘L’idolo eterno’ assistiamo ad un mero atto amoroso più intimo del termine, i corpi nudi stessi parlano delle loro emozioni, l’uno di fronte all’altra ci fanno percepire quel momento quasi celebrativo, la soavità della postura degli amanti in questione ci sussurra tutta la “sacralità” dovuta. L’idolo eterno, a differenza de ‘L’eterna primavera’ dove la passione “sfrontata” e più sanguigna travolge la coppia facendola sbocciare in tutte le parti più intime e nei gesti quasi eclatanti, è la rappresentazione di un eros meno propulsivo: la dolcezza dello sguardo di lei, e la grazia del torso femminile atto ad accogliere il volto di lui che si appoggia delicatamente e sensualmente al corpo di lei, in un atto di devozione e dedizione. Che vi sia più impeto nel pathos e veemenza nei gesti passionali, o più pacatezza e compostezza nel momento supremo dell’eros, Rodin, quale fine maestro, sa mostrarci, senza falsi pudori, tutta la naturalezza che porta al piacere sessuale. E’ noto che lo stesso Rodin chiedeva alle sue modelle, prima di posare per lui, di approcciare con il proprio corpo, accarezzandolo, per avere, poi, una più naturale confidenza con esso, nel momento culminate della creazione artistica. Attento conoscitore dei moti dell’anima, Rodin diceva: “L’arte è contemplazione. E’ il piacere della mente che cerca nella natura e che scopre lo spirito di cui la natura stessa è animata”
‘L’idolo eterno’, scultura in gesso patinato, 1916, Auguste Rodin (1840-1917), Parigi, Musée Rodin – Donazione Auguste Rodin.
